martedì 23 maggio 2017

Il nostro diritto a star male "a modo nostro"


Avete mai sentito parlare di Dismenorrea? No? Beati voi!

La dismenorrea è un termine medico che indica la fase dolorosa che la donna attraversa durante il periodo mestruale.
In Italia la percentuale di donne che soffre di questa sindrome va dal 60 al 90%.

Badate bene, non si tratta di essere “nervosette” in quei giorni, ma di un vero e proprio dolore fisico invalidante che richiede apporto di antidolorofici.
 
All’estero hanno riservato un occhio di riguardo a questa situazione ed esistono aziende che permettono alla dipendente di assentarsi durante i giorni più difficili.
Ad esempio la Coexist di Bristol ha deciso di concedere un congedo a cadenza mensile notando, fra l’altro, grazie ad indagini interne, un notevole aumento della produttività femminile. Lo stesso colosso Nike ha inserito il congedo mestruale nel 2007 e così anche alcune aziende giapponesi e addirittura in Indonesia, Sud Corea e Taiwan.
 
Qualche giorno fa su Facebook mi sono imbattuta in un articolo che parlava della possibilità, in Italia, di esentare le donne dal lavoro nei primi giorni del periodo mestruale. Previa conferma che il soggetto soffra di dismenorrea, sia chiaro.
I commenti che ho letto mi hanno lasciato di stucco: “Siete ridicole!”, “Andate a lavorare”, “Volevate essere come gli uomini? E ora vi sta bene!”.


Probabilmente molte persone, non soffrendo di questo problema, in quanto uomini o donne molto fortunate, non si rendono conto di quanto esso possa essere invalidante.
Purtroppo, proprio per il fatto che le donne hanno una notevole capacità di sopportare il dolore e restano in piedi in qualunque circostanza – perché, si sa, una mamma non può permettersi di stare a letto malata – spesso il dolore femminile viene sottovalutato o comunque si dà per scontato che il corpo femminile possa sopportare condizioni dolorose senza sconvolgimenti. Però, ragazzi miei, ricordatevi che anche se ci alziamo con 39 di febbre e l’influenza, andiamo al lavoro con i dolori del ciclo e facciamo passare un neonato di 3 chili da un canale di pochi centimetri di diametro, ciò non significa che non proviamo dolore e che, se ci lamentiamo, è solo per fare la lagna!
 
Veniamo ora al punto seguente.
“Volevate essere come gli uomini? Ora vi sta bene!”
Credo che questo sia un enorme fraintendimento. Non credo che alcuna donna abbia mai detto “Voglio essere un uomo!”. Quello che abbiamo detto è stato “Vogliamo avere la stessa libertà decisionale che hanno gli uomini!” e con libertà decisionale si intende la possibilità di fare ciò che ci piace nella vita, ad esempio lavorare in azienda e svolgere un lavoro intellettuale e non necessariamente essere madri e mogli (e comunque nessuno vieta di farlo per carità!).

Il fatto che il nostro cervello sia in grado di svolgere lavori intellettuali non esclude che i nostri processi biologici siano diversi da quelli maschili e che, in caso di dolore fisico, sia molto difficile concentrarsi su una linea di codice o su un piano marketing, cosa che credo succeda a tutti gli esseri umani, no?

Come manager in un contesto fortemente maschile, affronto tutti i giorni riunioni come unica donna in mezzo ad altri 30 manager e vivo la cosa con estrema disinvoltura perché sono lì per quello che il mio cervello sa fare, esattamente come tutti gli altri. Però, se sto male, credo di avere il diritto di stare a casa, non importa che si tratti di ciclo doloroso, raffreddore, o distorsione alla caviglia per partita di calcetto!

E poi, su dai, gli uomini non fanno altro che lamentarsi del fatto che in “quei giorni” siamo insopportabili, non saranno contenti in fondo i maschietti di non averci intorno quando i nostri ormoni fanno le bizze?

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