martedì 31 ottobre 2017

Perchè l’Austria fiorisce e l’Italia appassisce...


Vedete questa foto? E’ un campo di fiori situato nella prima periferia di Vienna dove i comuni passanti possono di propria iniziativa raccogliere fiori lasciando il dovuto pagamento nella cassa: un barattolino di ferro attaccato ad un palo (foto a sinistra).

Non esiste controllo, gli utenti potrebbero raccogliere fiori e andarsene senza lasciare soldi.  Se tutti si comportassero così probabilmente i fiori sparirebbero presto e non ci sarebbe nessun ritorno per finanziare l’iniziativa. Grazie a questo giardino è possibile cogliere dei bei fiori per un’amica o una persona malata limitando la spesa al minimo.

martedì 24 ottobre 2017

Difendetevi dai passivi aggressivi: fidatevi sempre e solo degli occhi!


Vi è mai capitato di ricevere un commento, una battuta da qualcuno che si rivolgesse a voi con il più cordiale dei modi, con il più splendente dei sorrisi, ma di sentire dentro che qualcosa non tornava, un senso di disagio, una vocina che vi diceva di scappare? 

A me è capitato tantissime volte e ho imparato che, a volte, dietro il più cordiale dei modi si nascondono tutt’altro che buone intenzioni. Questo tipo di comportamento è molto diffuso al giorno d’oggi e ha un nome: comportamento passivo-aggressivo; consiste nel non manifestare apertamente la rabbia, se non tramite velati atteggiamenti provocatori, socialmente accettabili. 

Nell’era del “politically correct”, sembra un peccato mortale esprimere apertamente rabbia o disappunto. Ciononostante rabbia, invidia e dissenso sono all’ordine del giorno e, dato che queste pulsioni non possono essere manifestate tramite i canali canonici, l’essere umano trova metodi più subdoli. Un esempio possono essere frecciatine velenose del tutto inaspettate davanti ad un audience di colleghi, scagliate con il più smagliante dei sorrisi. 

martedì 17 ottobre 2017

Proteggiamo le bambine, proteggiamo la vita!


L’11 Ottobre è stata la  giornata mondiale ONU delle bambine e delle ragazze, giornata dedicata alla difesa contro violenza e discriminazione di genere su donne di minore età. 

Ho letto diversi articoli sull’argomento e, se prima credevo che il problema fosse grave, ora mi rendo conto che il fenomeno ha proporzioni mastodontiche. A quanto pare, ogni 5 minuti nel mondo una bimba o una ragazza muore per violenza, una su quattro si sposa prima di aver compiuto 18 anni, 63 milioni di ragazze hanno subito mutilazioni genitali e 130 milioni non vanno a scuola.

La stessa Italia ha vissuto il record di numero di casi di violenza su minore nel 2016 e 6 su 10 sono perpetrati ai danni di bambine o ragazze. In Afghanistan le donne costrette a sposarsi in età precoce sono il 60-80%. Spesso muoiono perchè il corpo è troppo giovane per affrontare il parto e subiscono non di rado violenza in caso non generino figli maschi. Sebbene la situazione sia particolarmente inasprita in Afghanistan, il fenomeno delle spose bambine è diffuso in tutto il mondo (22 milioni circa) e si calcola che il 35% delle donne abbia subito una violenza sessuale e non almeno una volta nella vita. 

lunedì 9 ottobre 2017

Gli ingegneri non possono essere scrittori!


Fin da giovanissima mi sono sentita ripetere questa frase da persone che hanno conseguito titoli di studio umanistici. La formazione scientifica sembra dover essere un limite enorme per persone come me a cui piace esprimere la propria visione del mondo attraverso la scrittura. 

Oggi vorrei sfatare questo mito! Purtroppo è opinione diffusa che gli ingegneri siano degli stupidi carciofi privi di qualunque sensibilità artistica che immolano la propria vita ai numeri. Il fatto è che gli ingegneri, vi assicuro, di numeri non ne vedono molti ne durante i loro studi e nemmeno al lavoro (anzi, vi confesso che in genere gli ingegneri, non sono un granché con i numeri!). 

Quello che vedono gli ingegneri sono le formule. Voi direte: “Sì insomma quella roba lì!”.
“Quella roba lì” è un linguaggio fatto di simboli che descrive la realtà che ci circonda. C’è chi impara il tedesco, chi il russo, noi impariamo l’ingegnerese: una lingua netta, sicura, precisa, eloquente che non pregiudica assolutamente l’apprendimento delle altre. Che ci crediate o no, siamo persone con una vita sociale, sentimentale e sareste sorpresi di sapere quanta creatività c’è in un corso di studi ingegneristico. 

martedì 3 ottobre 2017

Perché gli Italiani dicono “pronto” al telefono?




Il mio collega Austriaco dall’altra parte del tavolo: “Irene, perché voi Italiani dite ‘pronto’ quando rispondete al telefono?”.Tiro su la testa, lo guardo con aria perplessa, rimugino: con questa domanda ha scatenato l’inferno. Perché per 36 anni (supponendo che abbia iniziato a rispondere al telefono a 4 anni) ho alzato la cornetta dicendo “pronto” e non “Ciao” come fanno quasi tutti gli altri popoli del mondo? 

Le possibili risposte sono due. La prima è che la cosa risalga ai tempi in cui, per mettersi in contatto con il ricevente era necessario passare attraverso la signorina del centralino che, una volta stabilita la connessione diceva “pronto” per indicare che l’interlocutore era disponibile in linea. A quanto pare il “pronto” è poi stato ereditato dagli interlocutori stessi una volta sparito il centralino. 
La seconda è che questo approccio sia stato ereditato dal retaggio militare. I primi telefoni furono  utilizzati proprio per comunicare da un punto all’altro del campo di battaglia e la prima risposta, comprensibile in un contesto bellico, era un “pronto” pronunciato con tono fermo, quasi brusco.  

Purtroppo io ai tempi non c’ero, ma penso bene di chiedere a qualcuno che ha sempre ragione (mamma ovviamente): 

“Oh ma’, ma come funzionava il telefono quando tu eri piccola?”