martedì 3 ottobre 2017

Perché gli Italiani dicono “pronto” al telefono?




Il mio collega Austriaco dall’altra parte del tavolo: “Irene, perché voi Italiani dite ‘pronto’ quando rispondete al telefono?”.Tiro su la testa, lo guardo con aria perplessa, rimugino: con questa domanda ha scatenato l’inferno. Perché per 36 anni (supponendo che abbia iniziato a rispondere al telefono a 4 anni) ho alzato la cornetta dicendo “pronto” e non “Ciao” come fanno quasi tutti gli altri popoli del mondo? 

Le possibili risposte sono due. La prima è che la cosa risalga ai tempi in cui, per mettersi in contatto con il ricevente era necessario passare attraverso la signorina del centralino che, una volta stabilita la connessione diceva “pronto” per indicare che l’interlocutore era disponibile in linea. A quanto pare il “pronto” è poi stato ereditato dagli interlocutori stessi una volta sparito il centralino. 
La seconda è che questo approccio sia stato ereditato dal retaggio militare. I primi telefoni furono  utilizzati proprio per comunicare da un punto all’altro del campo di battaglia e la prima risposta, comprensibile in un contesto bellico, era un “pronto” pronunciato con tono fermo, quasi brusco.  

Purtroppo io ai tempi non c’ero, ma penso bene di chiedere a qualcuno che ha sempre ragione (mamma ovviamente): 

“Oh ma’, ma come funzionava il telefono quando tu eri piccola?”

“Era una scatola nera attaccata al muro, giravi la manovella e ti mettevi in contatto con la signorina...”

“La centralinista?”

“Sì sì, Iris...”

“Ma scusa, pure il nome sapevi?”

“...quanti telefoni credi ci fossero fra Civitanova e Montegranaro negli anni 50, in paese lo avevamo solo noi e era numerato con il numero 1...”

“E che le dicevi a Iris?”

“Niente, che le dicevo... le chiedevo di mettermi in contatto con un certo numero di telefono...”

“E Iris che ti diceva?”

“E che mi doveva dire? Mi metteva in contatto con il numero e se rispondeva ci lasciava parlare...”

“E non ti diceva ‘pronto’ quando l’altro rispondeva?”

“Sì, qualcosa del genere, ci indicava che potevamo parlare insomma... ma va tutto bene?”

Va beh, mia madre si rassegna all’idea di avere una figlia strana. Quindi, vero che c’era la signorina (Iris), vero che quando la connessione era stabilita Iris dava il via per poter parlare, nessuna certezza che la parolina magica fosse “pronto”. 

Sta di fatto che analizzando il modo di rispondere al telefono dei vari popoli nel mondo, noi italiani siamo senza dubbio i più cattivi con il nostro “pronto” perentorio, quasi aggressivo. Perfino gli algidi Britannici rispondono con un tenero “Hello!”. Ovviamente non siamo cattivi come i Tedeschi che rispondono con il loro cognome, come se io rispondessi al telefono ai miei amici e dicessi: “Paoluzzi!”. Torno in ufficio pensando a cosa raccontare al mio collega e, tutto sommato, mi piace di più la versione “Iris” piuttosto che il discorso dell’eredità bellica. 


Il risultato? La vignetta che vedete nella foto (disegnata sulla lavagna dell’ufficio dalla sottoscritta) per spiegare come ai tempi dei primi telefoni Iris (visibilmente scocciata) mettesse in contatto B (il ragazzo) con A (la ragazza) con un secco “Pronto” che oggi risuona in tutte le case degli italiani. Sono certa che Iris mi perdonerà per averla chiamata in causa e che sarà contenta di essere parte della nostra storia raccontata ai Crucchi (in tono affettuoso)!

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