lunedì 9 ottobre 2017

Gli ingegneri non possono essere scrittori!


Fin da giovanissima mi sono sentita ripetere questa frase da persone che hanno conseguito titoli di studio umanistici. La formazione scientifica sembra dover essere un limite enorme per persone come me a cui piace esprimere la propria visione del mondo attraverso la scrittura. 

Oggi vorrei sfatare questo mito! Purtroppo è opinione diffusa che gli ingegneri siano degli stupidi carciofi privi di qualunque sensibilità artistica che immolano la propria vita ai numeri. Il fatto è che gli ingegneri, vi assicuro, di numeri non ne vedono molti ne durante i loro studi e nemmeno al lavoro (anzi, vi confesso che in genere gli ingegneri, non sono un granché con i numeri!). 

Quello che vedono gli ingegneri sono le formule. Voi direte: “Sì insomma quella roba lì!”.
“Quella roba lì” è un linguaggio fatto di simboli che descrive la realtà che ci circonda. C’è chi impara il tedesco, chi il russo, noi impariamo l’ingegnerese: una lingua netta, sicura, precisa, eloquente che non pregiudica assolutamente l’apprendimento delle altre. Che ci crediate o no, siamo persone con una vita sociale, sentimentale e sareste sorpresi di sapere quanta creatività c’è in un corso di studi ingegneristico. 

Del resto le invenzioni vengono dagli scienziati, no? Se non avessero creatività e fantasia, non potrebbero inventare molto! Ho incontrato ingegneri dagli interessi più disparati: fotografia, teatro, musica, cinema e la formazione scientifica aiuta non poco nel maneggiare gli strumenti tecnici portando a risultati sorprendenti, spesso di una originalità inaspettata. Mi è capitato spesso inoltre di trovare strafalcioni enormi in scritti di validi scrittori che si cimentano a parlare di matematica o fisica, errori che ai più passano inosservati, ma che a dei rompicoglioni come noi fanno accapponare la pelle e ci sembra di vedere Belzebù! 

Uno scrittore con conoscenze scientifiche può davvero scrivere di tutto senza timore di incappare appunto in Belzebù! Insomma, perchè questa resistenza degli umanisti a non voler condividere il piatto con noi poveri tecnici che, nonostante ore e ore passati fra derivate e integrali possiamo anche avere un cuore e pure qualche capacità che non sia soltanto inerente la nostra passione per la scienza? Del resto nessuno vieta ad una persona laureata in lettere di diventare musicista o pittore, comunque “arti” differenti e che richiedono capacità differenti. 

Non sono pochi i casi Italiani di mostri sacri della letteratura quali Primo Levi, Italo Svevo, Eugenio Montale con formazione scientifica!  Singolare il caso di Primo Levi che proprio in quanto chimico riuscì a salvarsi dalle camere a gas di Auschwitz e ha potuto donarci una testimonianza storica e umana di portata mastodontica quale “Se questo è un uomo”. 

Insomma, quando dichiaro di avere scritto un romanzo mi piacerebbe sentirmi dire: “Di che parla?” piuttosto che “Un ingegnere scrittore? Impossibile!”

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