martedì 29 agosto 2017

E le stelle stanno a guardare...


Il titolo dell’articolo di oggi è in realtà il titolo di un noto romanzo di Cronin pubblicato nel 1935 che racconta le drammatiche vicissitudini umane sotto un cielo stellato che osserva impassibile. 
Onestamente non credo che quelle belle e splendenti gemme lassù siano particolarmente interessate a degli esserini minuscoli e pasticcioni come noi, so invece per certo che noi esseri umani nutriamo un interesse millenario per le stelle. 
Anzi, sembra essere uno dei nostri passatempi preferiti, in particolare nel periodo dell’anno appena trascorso che va dalla fine di luglio fino al 20 agosto, quando con gli amici cerchiamo posti poco illuminati per osservare le stelle e, soprattutto, per scovare qualche stella cadente.
Queste ultime ci piacciono tanto perché la  tradizione insegna che, una volta avvistata una stella cadente, si può esprimere un desiderio e, se non lo si rivela a nessuno, allora verrà esaudito.

Ma cosa sono esattamente le stelle cadenti e perché ci regalano desideri? 

martedì 22 agosto 2017

Io non ho paura



Il 18 agosto mi sveglio incazzata.  
Appena alzata trovo un messaggio di mia madre su WhatsApp: “È pericoloso vivere in una capitale europea. Torna a casa.”
Mi preparo e, come ogni giorno, camminando verso la metro ammiro la nobile bellezza di Vienna.  
Nel mentre però penso: dove? Stephansplatz? Schwedenplatz? Il Prater? 
Aspetto la metro: quale? Questa? Quella dopo? Quella prima? 

Ormai non c’è più logica, succede ovunque in Europa, con frequenza crescente e non si tratta più di aeroporti, ma di strade e luoghi che, chi vive in una capitale, frequenta abitualmente come la Rambla a Barcellona o i mercatini di Natale a Berlino.  

L’attentato ai mercatini natalizi di Berlino è avvenuto il 19 dicembre. Il 18 dicembre ero lì insieme a due mie amiche a bere vin brulé e ad ammirare l’incantevole atmosfera. Sarebbe bastato un giorno di anticipo sul piano di attacco dei terroristi e io e le mie amiche avremmo potuto essere schiacciate come le 12 persone che hanno perso la vita il giorno successivo. 

La Rambla. Ci ho camminato diverse volte. Ne ricordo una in particolare: ero con un gruppo di amiche per un addio al nubilato. La futura sposa era agghindata con il velo e noi indossavamo fasce colorate con su scritte frasi simpatiche in spagnolo. La gente si fermava a guardarci e prendeva parte alla nostra allegria. Ci sono tornata altre volte e ogni volta ho assaggiato l’immensa gioia di camminare in una strada dove la vita e l’energia ti entrano nelle ossa, non puoi non sorridere se cammini sulla Rambla perchè ti sembra di abbracciare il mondo. 
Cosa prova oggi chi cammina sulla Rambla? 

giovedì 17 agosto 2017

Quel posto chiamato “Estero”…


“All’estero c’è rispetto…”
“All’estero le strade sono pulite…”
“All’estero la gente è gentile…”
“All’estero sono tutti onesti”

Quante ne ho sentite, ragazzi!

A quanto pare esiste un bellissimo posto chiamato “Estero” (che  ancora non sono riuscita a localizzare in Google maps) dove la burocrazia non esiste, la gente è buona e simpatica, non esistono provincialismi e i politici sono santi! 

Dev’essere un posto magnifico!

Fatto sta che questo paese è un po’ come Atlantide, tutti lo nominano, ma nessuno sa dove sia e la gente che ne parla di più è proprio quella che non ci ha mai vissuto.

Il fatto è che visitare una capitale per una settimana come turista fornisce una visuale piuttosto ristretta per potersi fare un’idea di come funzionino realmente le cose. Molti italiani però (non tutti ovviamente) si fanno spesso ammaliare da una breve esperienza positiva e pensano che la vita nel posto in questione supplisca a tutte le carenze che abbiamo in Italia.

martedì 8 agosto 2017

Quei romantici pazzi che ancora scrivono a mano...



L’immagine in figura mostra la copia originale scritta da Giacomo Leopardi del sonetto “L’infinito”. Bello no? Sarebbe altrettanto romantico ed evocativo visualizzato sullo schermo di un computer, in un file word? 
  
Probabilmente sì. L’”Infinito” di Leopardi sarebbe magnifico anche scritto su pietra con simboli preistorici, ma soffermiamoci per un attimo a pensare a quella strana e lontana abitudine di scrivere a mano

L’avvento dell’era tecnologica ha portato una dilagante digitalizzazione: le macchine da scrivere sono diventati oggetti vintage, le penne dei bellissimi ed opzionali gadgets. Ve lo dice un’inguaribile nostalgica che, pur lavorando nel campo IT, ancora si ostina a portare sempre con sé un quaderno e penne colorate per prendere appunti, buttare giù liste e progetti. 
Non solo, scrivo ogni racconto con carta e penna e solo in seguito lo trascrivo su pc.  
La primissima stesura de “L’innocenza del germoglio” ha visto la luce in corsivo, scribacchiato su un’agenda inutilizzata degli anni 90. Macchie di inchiostro, correzioni, cambio di penne, alcuni tratti più leggeri, altri più pesanti: ogni pagina, a suo modo, manifesta l’intensità con cui è stata scritta, la difficoltà e l’impegno. Quando mi capita di sfogliare quell’agenda penso: “…guada che fatica per buttare giù questo pezzo”, “…come scricchiola questa pagina, dovevo essere proprio presa…”.

martedì 1 agosto 2017

No alla violenza sulle donne: ricominciamo dai bambini!

Nel luglio 2017 cinque donne sono state uccise o ridotte in fin di vita dal proprio marito o compagno. 120 donne uccise in totale nel 2016 in seguito alla reazione violenta dell’uomo di fronte al tentativo della donna di mettere fine alla relazione. 

Mi capita spesso di ascoltare commenti di persone che si chiedono basite come mai il fenomeno femminicidio stia dilagando in Italia negli ultimi anni. Quello che stupisce me, invece, non è il fatto di cronaca in sé, piuttosto la sorpresa degli italiani, come se la violenza di genere fosse improvvisamente una novità in Italia!

In realtà, la violenza sulle donne è parte integrante della nostra cultura e persiste indisturbata da secoli. Non serve andare troppo indietro, dato che il nostro stesso codice penale, fino a meno di 50 anni fa avallava leggi del tutto a sfavore della donna. Basti pensare allo ius corrigendi che autorizzava i capofamiglia a picchiare a fini correttivi i componenti del nucleo familiare. Ovvio che il concetto di “fine correttivo” fosse ampiamente opinabile e non di rado si traduceva in violenza gratuita da parte dell’uomo nei confronti dei componenti fisicamente più deboli, la moglie in primis. 
Potete immaginare cosa potesse accadere nelle case italiane poco più di mezzo secolo fa in caso di marito possessivo e geloso.