martedì 8 agosto 2017

Quei romantici pazzi che ancora scrivono a mano...



L’immagine in figura mostra la copia originale scritta da Giacomo Leopardi del sonetto “L’infinito”. Bello no? Sarebbe altrettanto romantico ed evocativo visualizzato sullo schermo di un computer, in un file word? 
  
Probabilmente sì. L’”Infinito” di Leopardi sarebbe magnifico anche scritto su pietra con simboli preistorici, ma soffermiamoci per un attimo a pensare a quella strana e lontana abitudine di scrivere a mano

L’avvento dell’era tecnologica ha portato una dilagante digitalizzazione: le macchine da scrivere sono diventati oggetti vintage, le penne dei bellissimi ed opzionali gadgets. Ve lo dice un’inguaribile nostalgica che, pur lavorando nel campo IT, ancora si ostina a portare sempre con sé un quaderno e penne colorate per prendere appunti, buttare giù liste e progetti. 
Non solo, scrivo ogni racconto con carta e penna e solo in seguito lo trascrivo su pc.  
La primissima stesura de “L’innocenza del germoglio” ha visto la luce in corsivo, scribacchiato su un’agenda inutilizzata degli anni 90. Macchie di inchiostro, correzioni, cambio di penne, alcuni tratti più leggeri, altri più pesanti: ogni pagina, a suo modo, manifesta l’intensità con cui è stata scritta, la difficoltà e l’impegno. Quando mi capita di sfogliare quell’agenda penso: “…guada che fatica per buttare giù questo pezzo”, “…come scricchiola questa pagina, dovevo essere proprio presa…”.


Il fatto è che non ho mai perso il contatto con la penna, sono cresciuta in un’era in cui tutto si faceva a mano (anche i conti) e tenere in mano una penna è per me come respirare.

A volte, in ufficio mi prendono in giro chiedendomi come è possibile che una IT girl sia ancora così legata alla scrittura cartacea, specialmente oggi che quasi tutte le aziende  stanno cercando di adottare la formula paper-free ovvero sollecitano i dipendenti a ridurre al minimo l’utilizzo della carta per motivi ecologici. 
Che volete che vi dica? L’università l’ho studiata sulla carta, e gli esami, a parte quelli prettamente informatici li ho sostenuti con carta e penna! 

Il futuro propende verso l’eliminazione della scrittura a mano a favore della scrittura digitale. In alcuni paesi è stato addirittura eliminato l’apprendimento della scrittura in corsivo e si procede soltanto con lo stampatello. Ma, per quanto sia fisiologico assecondare i cambiamenti sociali e culturali e sia comprensibile il risparmio cartaceo per motivazioni ecologiche, siamo certi che questo sia del tutto salutare? 

A quanto pare scrivere con carta e penna non è soltanto un metodo come un altro per  buttare  giù un’informazione, ma è un’operazione multisensoriale che sviluppa creatività, pensiero critico e problem solving. 
Scrivere a mano ci permette di toccare la carta con il palmo e impugnare la penna, operazioni  che coinvolgono il senso del tatto   e sviluppano la capacità di coordinazione del movimento. Specialmente  nel  caso  dei  bambini, l’esercizio alla riproduzione grafica della lettera alfabetica è un ottimo training  per sviluppare la comprensione della parola e del testo. 

Inutile sottolineare l’aspetto romantico della calligrafia, caratteristica imprescindibile dell’individuo, usata addirittura per comprenderne a pieno la personalità tramite la grafologia. 

E cosa dire delle bellissime, intramontabili lettere d’amore scritte a mano,  legate insieme con un nastrino colorato? 


Insomma ragazzi, la tecnologia avanza, ma non dimentichiamoci la meravigliosa poesia di inchiostro e calamaio!!!

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