martedì 22 agosto 2017

Io non ho paura



Il 18 agosto mi sveglio incazzata.  
Appena alzata trovo un messaggio di mia madre su WhatsApp: “È pericoloso vivere in una capitale europea. Torna a casa.”
Mi preparo e, come ogni giorno, camminando verso la metro ammiro la nobile bellezza di Vienna.  
Nel mentre però penso: dove? Stephansplatz? Schwedenplatz? Il Prater? 
Aspetto la metro: quale? Questa? Quella dopo? Quella prima? 

Ormai non c’è più logica, succede ovunque in Europa, con frequenza crescente e non si tratta più di aeroporti, ma di strade e luoghi che, chi vive in una capitale, frequenta abitualmente come la Rambla a Barcellona o i mercatini di Natale a Berlino.  

L’attentato ai mercatini natalizi di Berlino è avvenuto il 19 dicembre. Il 18 dicembre ero lì insieme a due mie amiche a bere vin brulé e ad ammirare l’incantevole atmosfera. Sarebbe bastato un giorno di anticipo sul piano di attacco dei terroristi e io e le mie amiche avremmo potuto essere schiacciate come le 12 persone che hanno perso la vita il giorno successivo. 

La Rambla. Ci ho camminato diverse volte. Ne ricordo una in particolare: ero con un gruppo di amiche per un addio al nubilato. La futura sposa era agghindata con il velo e noi indossavamo fasce colorate con su scritte frasi simpatiche in spagnolo. La gente si fermava a guardarci e prendeva parte alla nostra allegria. Ci sono tornata altre volte e ogni volta ho assaggiato l’immensa gioia di camminare in una strada dove la vita e l’energia ti entrano nelle ossa, non puoi non sorridere se cammini sulla Rambla perchè ti sembra di abbracciare il mondo. 
Cosa prova oggi chi cammina sulla Rambla? 

Paura. 
Cosa proverà chi parteciperà ai mercatini di Natale a Berlino quest’anno?
Paura. 
Non è un caso infatti che il terrorismo si chiami proprio così: è una modalità di lotta politica che usa come arma il terrore. Tramite atti di violenza indiscriminati viene inculcata paura nella popolazione. 
Si tratta di un attacco fisico, ma le conseguenze sono psicologiche perchè spingono i singoli individui a preoccuparsi assiduamente della propria sorte e di quella dei propri cari. 
Vogliono che le madri siano in pena per i figli, vogliono che arrivino messaggi in WhatsApp come quello che io ho ricevuto da mia madre che vive nella quotidiana paura che possa succedermi qualcosa. Per non parlare dei luoghi presi di mira: il London bridge, i mercatini di natale, la Rambla. Luoghi che rappresentano la nostra cultura europea, il nostro orgoglio nazionale. Ogni volta che un luogo simbolo dell’Europa viene sporcato di sangue, viene scalfita un po’ della nostra identità culturale, un po’ del nostro orgoglio per una parte del mondo che ha visto nascere la civiltà. 
Ecco, ora capirete che sì, sono un attimo incazzata. 

Rispondo di seguito alle obiezioni che mi vengono generalmente fatte sull’argomento: 
“Tu ti lamenti di qualche morto in Europa, ma non lo sai cosa che sta succedendo là dove c’è la guerra?”

Onestamente no, non lo so. E nemmeno tu lo sai: al momento le informazioni che riceviamo sono frammentarie e poco esplicative. Non possiamo nemmeno immaginare le atrocità a cui là sono sottoposti donne e bambini. Finita questa guerra, quando cominceranno a diffondersi le prime testimonianze concrete, scopriremo un orrore che non siamo nemmeno in grado di concepire e ci vergogneremo del genere umano, come è successo dopo la fine della seconda guerra mondiale e dopo la guerra in Bosnia. Questo ovviamente mi fa male, ma non significa che debba rassegnarmi di fronte ad altri massacri ingiustificati. Ne abbiamo già uno in corso, ne vogliamo aggiungere altri qui per pareggiare i conti? È questa la logica? 
Nessuno mette in discussione che l’orrore della guerra sia inaccettabile in qualunque parte del mondo, ma è umano e comprensibile sentirsi più colpiti quando questo orrore entra nel cuore della nostra esistenza. 

“Lo sai che è solo colpa delle potenze occidentali se questo succede, ora abbiamo il benservito!”

Nessuno nega che dietro a tutto questo ci siano interessi economici: il disgraziato motore della guerra non è realmente alimentato dal credo religioso. Tutte le guerre, nel corso della Storia, si sono nascoste dietro ideologie, pretesti per indottrinare le masse e nascondere il vero unico Dio per cui si combatteva: il denaro. Sta di fatto però che l’indottrinamento religioso viene utilizzato per spingere “fedeli” a commettere stragi: chi si fa esplodere probabilmente ci crede per davvero alla guerra santa!
Quindi, può anche essere vero che la colpa sia delle potenze occidentali, ma sta di fatto che gente comune che non ha alcuna voce in capitolo nei giochi di potere ai vertici, muore immeritatamente. Altra cosa che ho notato è che chi avalla la tesi del “ce lo meritiamo” è spesso gente che vive in incantate realtà provinciali italiane dove il massimo che può succedere è la rissa nell’unico pub del paese di sabato sera. La penserebbero ancora così se avessero figli che vivono a Londra, a Barcellona, a Parigi? 

Per concludere, il mio modo di oppormi a questo scempio sarà quello di attraversare Stephansplatz  a Vienna, il London Bridge a Londra, andare a visitare i mercatini di Natale a Berlino in massima tranquillità. Di fronte alla vigliaccheria e alla manipolazione psicologica io mi rifiuto di avere paura e continuo a condurre la mia vita come sempre. 
E vi dirò di più: proprio ora che l’Europa viene colpita al cuore, è il momento di sentirsi Europei.  
Scendiamo in strada, organizziamo concerti, cantiamo, balliamo, facciamo teatro, scriviamo! 
Rispondiamo alla barbarie con la bellezza che caratterizza da sempre la nostra storia. 

Mostriamo che l’Europa non sarà mai trasformata in un cimitero, l’Europa è viva!

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