venerdì 26 maggio 2017

Allarme Blue Whale!

Momento  difficile  per  i  genitori  di  tutto  il  mondo  che  in  questi  giorni  stanno  vivendo forte  apprensione  dovuta  alla  diffusione  della  notizia del “gioco”  online  Blue  Whale (balena  azzurra).  Il  gioco,  che  nasce  in  Russia,  adesca  ragazzini online, e, tramite manipolazione psicologica, ha portato ad oggi al suicidio 130 giovanissimi soltanto in Russia.

Il  gioco  prende  il  nome  dal  comportamento  istintivo  dei  balenotteri  azzurri che, una volta persi e impossibilitati a ricondursi al branco, si lasciano morire spiaggiati. Allo stesso modo, il gioco recluta ragazzini problematici e soli che, sottoposti a un prolungato  stress  psicologico,  arrivano  al  suicidio.  Le  varie “prove”, che  consistono per lo più in  atti  di  autolesionismo,  sono  condivisi  online  così come  l’atto  finale  del suicidio.

Il gioco è stato ideato da Philipp Budeikin, 22enne originario della Russia, studente di  psicologia, che dichiara di avere tentato di depurare la società da soggetti manipolabili che non avrebbero dato alcun apporto positivo in quanto “scarti biologici”.


Che esistano su questa Terra persone con qualche rotella fuori posto è cosa nota; è però naturale  chiedersi  cosa  conduca  dei ragazzini  così giovani,  con tutta una  vita davanti,  ad  aderire  ad  un  processo  di  autodistruzione.  Difficile  credere  che  il  gioco possa  essere  la  causa  scatenante,  probabilmente  le  radici  affondano  in  una situazione già disagiata, stati di sofferenza non palesi e non dichiarati.

Giochi come blue  whale  regalano  a  questi  soggetti  consenso  e  approvazione  che  non  sono  soliti avere nella vita di tutti i giorni. Non  è un  caso  che  alcuni  ragazzini  che  hanno  aderito  inizialmente  al gioco  per curiosità,  si  siano  accorti,  strada  facendo,  dell’intento  malato  e  abbiano  denunciato online il fenomeno. 

Ciò dimostra che blue whale non attecchisce in soggetti sani con un buon grado di autostima e di amore per se stessi.

Purtroppo  capita  spesso  che  situazioni  disagiate  di  ragazzini  preadolescenti  o adolescenti siano del tutto sconosciute ai genitori che, oltre a non ricevere segnali dai figli,   sono anche presi da una schiacciante routine quotidiana. Sia  chiaro  che  non  si  vogliono  colpevolizzare  i  genitori,  ma  ci si  interroga  su una società che si perde spesso dietro a bisogni non essenziali e trascura disagi importanti cosicché il ragazzino cerca conferma e  consolazione fuori dal proprio guscio sociale costituito dalla famiglia e dalla scuola.

Siamo in un'era in cui ci si siede ad un tavolo in gruppo eppure ognuno parla con il proprio telefono e, seppure oggi la comunicazione con tutto il mondo sia a portata di click, la  solitudine dilaga e la comunicazione interiore, quella dell’anima, viene spesso trascurata, tanto che ragazzi giovanissimi non sono più capaci di esprimere il proprio dolore esistenziale se non attraverso uno sadico gioco online.

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