Momento difficile per i genitori di tutto il mondo che in questi giorni stanno vivendo forte apprensione dovuta alla diffusione della notizia del “gioco” online Blue Whale (balena azzurra). Il gioco, che nasce in Russia, adesca ragazzini online, e, tramite manipolazione psicologica, ha portato ad oggi al suicidio 130 giovanissimi soltanto in Russia.
Il gioco prende il nome dal comportamento istintivo dei balenotteri azzurri che, una volta persi e impossibilitati a ricondursi al branco, si lasciano morire spiaggiati. Allo stesso modo, il gioco recluta ragazzini problematici e soli che, sottoposti a un prolungato stress psicologico, arrivano al suicidio. Le varie “prove”, che consistono per lo più in atti di autolesionismo, sono condivisi online così come l’atto finale del suicidio.
Il gioco è stato ideato da Philipp Budeikin, 22enne originario della Russia, studente di psicologia, che dichiara di avere tentato di depurare la società da soggetti manipolabili che non avrebbero dato alcun apporto positivo in quanto “scarti biologici”.
Che esistano su questa Terra persone con qualche rotella fuori posto è cosa nota; è però naturale chiedersi cosa conduca dei ragazzini così giovani, con tutta una vita davanti, ad aderire ad un processo di autodistruzione. Difficile credere che il gioco possa essere la causa scatenante, probabilmente le radici affondano in una situazione già disagiata, stati di sofferenza non palesi e non dichiarati.
Giochi come blue whale regalano a questi soggetti consenso e approvazione che non sono soliti avere nella vita di tutti i giorni. Non è un caso che alcuni ragazzini che hanno aderito inizialmente al gioco per curiosità, si siano accorti, strada facendo, dell’intento malato e abbiano denunciato online il fenomeno.
Ciò dimostra che blue whale non attecchisce in soggetti sani con un buon grado di autostima e di amore per se stessi.
Purtroppo capita spesso che situazioni disagiate di ragazzini preadolescenti o adolescenti siano del tutto sconosciute ai genitori che, oltre a non ricevere segnali dai figli, sono anche presi da una schiacciante routine quotidiana. Sia chiaro che non si vogliono colpevolizzare i genitori, ma ci si interroga su una società che si perde spesso dietro a bisogni non essenziali e trascura disagi importanti cosicché il ragazzino cerca conferma e consolazione fuori dal proprio guscio sociale costituito dalla famiglia e dalla scuola.
Siamo in un'era in cui ci si siede ad un tavolo in gruppo eppure ognuno parla con il proprio telefono e, seppure oggi la comunicazione con tutto il mondo sia a portata di click, la solitudine dilaga e la comunicazione interiore, quella dell’anima, viene spesso trascurata, tanto che ragazzi giovanissimi non sono più capaci di esprimere il proprio dolore esistenziale se non attraverso uno sadico gioco online.
Il gioco prende il nome dal comportamento istintivo dei balenotteri azzurri che, una volta persi e impossibilitati a ricondursi al branco, si lasciano morire spiaggiati. Allo stesso modo, il gioco recluta ragazzini problematici e soli che, sottoposti a un prolungato stress psicologico, arrivano al suicidio. Le varie “prove”, che consistono per lo più in atti di autolesionismo, sono condivisi online così come l’atto finale del suicidio.
Il gioco è stato ideato da Philipp Budeikin, 22enne originario della Russia, studente di psicologia, che dichiara di avere tentato di depurare la società da soggetti manipolabili che non avrebbero dato alcun apporto positivo in quanto “scarti biologici”.
Che esistano su questa Terra persone con qualche rotella fuori posto è cosa nota; è però naturale chiedersi cosa conduca dei ragazzini così giovani, con tutta una vita davanti, ad aderire ad un processo di autodistruzione. Difficile credere che il gioco possa essere la causa scatenante, probabilmente le radici affondano in una situazione già disagiata, stati di sofferenza non palesi e non dichiarati.
Giochi come blue whale regalano a questi soggetti consenso e approvazione che non sono soliti avere nella vita di tutti i giorni. Non è un caso che alcuni ragazzini che hanno aderito inizialmente al gioco per curiosità, si siano accorti, strada facendo, dell’intento malato e abbiano denunciato online il fenomeno.
Ciò dimostra che blue whale non attecchisce in soggetti sani con un buon grado di autostima e di amore per se stessi.
Purtroppo capita spesso che situazioni disagiate di ragazzini preadolescenti o adolescenti siano del tutto sconosciute ai genitori che, oltre a non ricevere segnali dai figli, sono anche presi da una schiacciante routine quotidiana. Sia chiaro che non si vogliono colpevolizzare i genitori, ma ci si interroga su una società che si perde spesso dietro a bisogni non essenziali e trascura disagi importanti cosicché il ragazzino cerca conferma e consolazione fuori dal proprio guscio sociale costituito dalla famiglia e dalla scuola.
Siamo in un'era in cui ci si siede ad un tavolo in gruppo eppure ognuno parla con il proprio telefono e, seppure oggi la comunicazione con tutto il mondo sia a portata di click, la solitudine dilaga e la comunicazione interiore, quella dell’anima, viene spesso trascurata, tanto che ragazzi giovanissimi non sono più capaci di esprimere il proprio dolore esistenziale se non attraverso uno sadico gioco online.
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