martedì 4 luglio 2017

Diamo agli uomini il diritto di piangere

Emma Watson, la streghetta Hermione di Harry Potter sembra averne fatta di strada!
Infatti è stata nominata nientemeno che ambasciatrice per la campagna di solidarietà HeForShe, creata dall’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere.
Giovedì scorso ho condiviso nella mia stanza il video del discorso di Emma Watson alle Nazioni Unite. Forse non avete trovato il tempo per ascoltarlo tutto e mi piacerebbe evidenziare alcuni aspetti che mi hanno fatto sentire molto vicina alla nostra Hermione.

Troppo spesso la parola “femminista” è per gli uomini sinonimo di una donna che vuole imporre la propria volontà e che vorrebbe un mondo comandato da donne.
Come la stessa Emma sottolinea, questo è un gran fraintendimento, perché essere femminista non vuol dire fare la prepotente o – passatemi il termine – la “rompicoglioni”: significa soltanto battersi per ottenere parità di diritti.

E anche qui molti uomini diranno: “Ma che volete ancora, che ormai fate quello che vi pare?” 

Beh, forse non tutti sanno che molte donne devono ancora lottare per basilari diritti umani come la possibilità di andare a scuola o addirittura per non doversi sottoporre ad atti atroci quali l’infibulazione.

Di certo molti penseranno ora: “Ma in Italia mica succedono queste cose!”
 
Ora non succedono più, ma non occorre andare troppo indietro nel tempo per scoprire una condizione femminile disumana in Italia. Basti pensare che fino al 1981 erano ancora in vigore leggi come quella del matrimonio riparatore e del delitto d’onore.
Durante il suo discorso alle Nazioni Unite Emma dice:
“If not me, who? If not now, when?” (Se non io, chi? Se non ora, quando?).
 
Emma di certo dispone di qualche carta in più per dare una mano, grazie appunto alla propria notorietà, ma tutti noi possiamo fare qualcosa. Dal mio canto, essendo il tema a me caro, ho scritto il romanzo “L’innocenza del germoglio”, che racconta la condizione della donna in Italia nel dopoguerra e negli anni a seguire, attraverso la storia di varie generazioni, fino ai nostri giorni. 

Quando mi capita di dire a qualcuno appena conosciuto che ho scritto un romanzo su questo argomento, mi guarda con sospetto e si legge chiaro in faccia che sta pensando “questa è una rompipalle ...”. Può darsi che io sia una gran rompipalle e lo sono volentieri se si tratta di fare qualcosa per denunciare una violazione di diritti umani, che sia oggi o nel passato. 

L’uguaglianza di genere (che significa avere gli stessi diritti, non essere uguali) non è un bene solo per le donne, ma per tutti, anche per gli uomini che potrebbero vivere con molta più serenità il loro lato sensibile piuttosto che nasconderlo dietro l'altrettanto inumana richiesta sociale di essere perennemente forti. Non credo che una società che avalli la violenza e la sopraffazione dell’uomo sulla donna sia una società sana.

Una società che accetti, addirittura tramite leggi, la sopraffazione di un individuo nei confronti dell’altro è destinata a fallire, perché qualunque situazione di disumanità applicata a un individuo, che sia donna o uomo, può restituire indietro soltanto altra disumanità.

Stemperando un po’ i toni, un sincero grazie a Emma, un tempo mocciosa saputella di Harry Potter, ora donna con la D maiuscola!

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