martedì 14 novembre 2017

Vittime o puttane? A voi l’ardua sentenza!

Il tormentone dell’ultimo mese al tg è stato lo scandalo di Hollywood che ha coinvolto pezzi grossi come Weinstein, Kevin Spacey e numerose attrici fra cui l’Italiana Asia Argento. Le rivelazioni si sono succedute una dietro l’altra e addirittura il regista premio oscar Tornatore è stato accusato di aver molestato anni fa Miriana Trevisan che tutti conosciamo dai tempi di “Non è la RAI”. L’opinione pubblica si è schierata su due fronti opposti: c’è che definisce “puttane” le star che si sono concesse, chi invece le denuncia come vittime di abusi e molestie. Asia Argento in particolare ha suscitato reazioni contrastanti che vanno dagli insulti al compatimento. Da’ anche un bel pò da pensare l’espansione a macchia d’olio del fenomeno. E’ bastato che una sola donna raccontasse la propria storia perchè numerose altre facessero lo stesso lasciando ancora più sbigottita l’opinione pubblica che si chiede inevitabilmente quali episodi siano reali o frutto di fantasia. 

Come tutti voi mi sono chiesta: “Vittima o puttana?” Dov’è il confine fra vendersi per interesse e molestia? Da un lato credo che donne capaci di intendere e di volere dovrebbero essere ben consapevoli delle loro azioni e se decidono di offrire favori sessuali in cambio di un “compenso” è soltanto affar loro. D’altro canto vi chiedo: se aveste talento e un sogno, e qualcuno vi dicesse : “o me la dai o non ti faccio recitare nemmeno nella soap più sfigata di tele-macerata (se esiste)!”, voi che cosa fareste? E’ innegabile che personaggi come Weinstein siano nel mondo dello spettacolo un pò come Cesare al Colosseo: un cenno della mano e si decreta la sorte di un individuo. Una donna ha sempre una scelta, ma trovarsi di fronte ad una scelta del genere non è di certo facile. Il problema credo sia non tanto nella decisione che la donna prende quanto nel fatto che non dovrebbe essere messa di fronte a quel bivio. Forse è eccessivamente utopico da parte mia pensare che una donna possa farcela solo grazie alle proprie capacità e che gli uomini dovrebbero evitare di incappare puntualmente nel meccanismo: “tu me la dai, io ti faccio un favore”. 

Purtroppo le molestie non si verificano solo nel mondo del cinema, ma anche in altri contesti seppur in maniera più soft. Un esempio? Anni fa, un collega, mio superiore, ogni volta che doveva farmi vedere qualcosa al pc puntualmente andava a sbattere con la mano sulle mie tette (fatalità). Le prime volte, ingenua,  pensavo fosse un caso, poi capii che la cosa era mirata e succedeva sempre più spesso. Ero stata assunta da poco, non sapevo con chi parlare e, se lo avessi fatto mi avrebbero dato della pazza visionaria e il tizio mi avrebbe fatto a pezzi. 


Soluzione fu quella di alzarmi ogni volta che il tizio si avvicinava al mio pc e di lasciargli la  sedia o prendere le distanze ogni volta che mi toccava accidentalmente. Da allora ci fu sempre una distanza di sicurezza di un metro fra di noi da me imposta. Il tizio sembrò scocciato, ma credo il messaggio fosse ben chiaro. Il mio non fu di certo un comportamento accomodante e avrebbe potuto causare ritorsioni, però, ai tempi, ero ben consapevole che, se anche avessi perso quell’impiego, ne avrei comunque trovato un altro. Ma, se quella fosse stata la mia unica e sola possibilità, se non avessi avuto alternative, se il lavoro mi fosse stato necessario per mantenere dei figli, avrei osato contrariare il capo e la sua mano morta?  Insomma, queste dive sono puttane o vittime? A voi l’ardua sentenza!

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