Dopo un infinito pellegrinaggio fra Italia e Europa, mi ritrovo nel 2015 a lavorare a Vienna, la signorile capitale Austriaca. Assunta da una multinazionale mi relaziono quotidianamente con persone di tutto il mondo, ma di italiani all'inizio non se ne vedono.
Mannaggia, penso fra me e me, non pretendo marchigiani, ma almeno un italiano con cui sparare qualche cavolata nella mia madre lingua! Rassegnata mi immergo nel tran tran lavorativo e un bel giorno scopro che questi rari esseri, gli Italiani, sono presenti in azienda, ma nelle sedi di altri paesi e presto mi trovo ad avere una riunione con uno di loro
Oh che bello!
Penso prima di accedere a skype: Finalmente du' chiacchiere come si deve!
Penso prima di accedere a skype: Finalmente du' chiacchiere come si deve!
Dopo l'esordio di presentazione chiedo innocentemente “... e tu di dove sei?”
Risposta: “Ma sai, io non sono più Italiano...”
“Ah... e da quanto tempo sei via?”
“Eh... 3 anni ormai...”
Cioè, fammi un attimo capire... a occhio e croce avrai 32 anni, quindi, facendo una botta di conti, hai vissuto all'estero sì e no il 10% della tua vita... e... non sei più Italiano?
La conversazione prosegue su toni lavorativi in un perfetto accetto romanaccio che dimostra la totale estraneità dal Bel Paese ovviamente.
La conversazione prosegue su toni lavorativi in un perfetto accetto romanaccio che dimostra la totale estraneità dal Bel Paese ovviamente.
Dopo qualche tempo me ne capita un altro. Non contenta del primo misero tentativo di approccio fra connazionali esordisco di nuovo con: “Di dove sei?”
“Ma sai... io ormai non sono più Italiano...”
Ma che è, una moda?
“Sono via da 7 anni ormai...”
E anche questo a occhio e croce sarà sui 45... quindi, a quanto pare, un 15% della vita trascorso all'estero autorizza il cambiamento di nazionalità!
Il fatto è che, purtroppo, e mi duole al cuore dirlo, essere italiani all'estero significa spesso avere una marcia in meno. Non di rado gli Italiani, specialmente in ambienti lavorativi, tendono a ripudiare la madrepatria come se se ne vergognassero.
Nonostante ormai da quasi 10 anni all'estero, mi ritengo ancora fiera mia nazione di provenienza: porto sempre con me la mia Italianità che può essere l'amore per il buon cibo, per il cielo blu e il sole, per l'arte, per le risate, per le cose semplici (perchè, tutto sommato, a noi italiani basta poco per divertirci), porto con me l'amore per tutto ciò che è gioco, per lo scherzo, per la nostra lingua definita “la lingua degli angeli” perche' melodiosa e, quando mi chiedono di che nazionalità sono, sfoggio un sorriso radioso e rispondo: “I’m Italian!”
Nessun commento:
Posta un commento
Cosa ne pensi di questo intervento?